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28.09.2023 12:30 | Azienda Sanitaria dell'Alto Adige | News
La ricerca nell’Azienda sanitaria dell’Alto Adige

L’Azienda sanitaria non fornisce solo assistenza sanitaria per tutto l’Alto Adige, ma all'interno delle sue mura si sta intensificando anche il settore della ricerca. Questo aspetto sta attirando in Alto Adige molti giovani medici interessati alla ricerca.

La prospettiva di poter svolgere attività di ricerca, oltre alle abituali mansioni mediche, è sicuramente un punto a favore quando giovani e motivati medici cercano opportunità di lavoro. L’Azienda sanitaria dell'Alto Adige, negli ultimi anni, ha lavorato intensamente per ampliare e sostenere il settore della ricerca. Nell’aprile del 2021 è stato istituito il Servizio per l'Innovazione, la Ricerca e l'Insegnamento (IRTS) che ha l’obiettivo di promuovere la ricerca ed essere un punto di riferimento per ricercatori e ricercatrici nonché studenti e studentesse.

Allo stesso tempo è stata implementata e intensificata la collaborazione con diverse istituzioni scientifiche. Attualmente, l’Azienda sanitaria dell'Alto Adige sta portando avanti delle partnership nei settori della ricerca, della formazione continua e dell’insegnamento con l'Università di Medicina Paracelsus (PMU) di Salisburgo, l'Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma, la Charité di Berlino, nonché la Mayo Clinic e la Stanford University negli Stati Uniti.

Che gli sforzi degli anni passati abbiano avuto effetto lo dimostrano le statistiche. Nel 2020, il Comitato Etico per la Sperimentazione Clinica dell'Azienda sanitaria dell'Alto Adige ha approvato 81 studi, nel 2021 86 e l'anno successivo ne sono stati approvati 65. Nel 2022, le collaboratrici e i collaboratori dell'Azienda sanitaria dell'Alto Adige hanno pubblicato 332 pubblicazioni scientifiche conformi ai requisiti necessari per tali elaborati. Ben 42 reparti hanno contribuito con almeno una pubblicazione. Circa il 94% di queste è stato pubblicato su riviste elencate in PubMed (database di metadati con riferimenti a articoli medici).

La ricerca nell'Azienda sanitaria dell'Alto Adige non è fine a sé stessa, ma è sempre indirizzata verso il benessere dei/delle pazienti. Prendiamo, ad esempio, i nuovi farmaci: di solito passano molti anni prima che vengano approvati dalla Agenzia Italiana del Farmaco. Ciò significa che durante questo periodo i pazienti e le pazienti non hanno accesso alle terapie, a meno che non siano coinvolti nel relativo studio. Grazie alla ricerca pratica, invece, i/le pazienti possono avere accesso molto prima a nuovi e promettenti farmaci. Inoltre, medici, infermieri/e e altre persone coinvolte attivamente negli studi lavorano in modo ancora più consapevole, accurato e preciso per non mettere minimamente a rischio il risultato della ricerca.

Nel settore dell'Ortopedia, attualmente, sono in corso diversi progetti di ricerca presso i reparti di Ortopedia dell'Ospedale di Bolzano e dell'Ospedale di Bressanone. I risultati e le scoperte di questi progetti non hanno nulla da invidiare alle prestigiose istituzioni di ricerca.

L'ambiente particolarmente favorevole alla ricerca, che si è creato all’interno dell'Azienda sanitaria dell'Alto Adige, fa sì che giovani medici e promettenti ricercatori/ricercatrici scelgano di lavorare per l'Azienda sanitaria dell'Alto Adige anziché accettare offerte in paesi esteri.

L’esempio perfetto è Filippo Migliorini, che dal giugno 2023 lavora e fa ricerca presso il reparto di Ortopedia e Traumatologia dell'Ospedale di Bolzano diretto dal Primario Michael Memminger. Migliorini ha studiato Biologia Molecolare all'Università di Pisa, Medicina presso l'Università di Roma e Biochimica Clinica e Sperimentale alla “Uniklinik RWTH” di Aquisgrana. Questo trentacinquenne, che è anche membro del Comitato editoriale di diverse riviste scientifiche e possiede un Master in Business Administration, ha intrapreso il suo percorso professionale presso la “Uniklinik RWTH” di Aquisgrana e la “Eifelklinik St. Brigida” (Simmerath, Germania), dove continua a dirigere il reparto di ricerca per l’Ortopedia Clinica. Ha scelto l’Azienda sanitaria dell'Alto Adige anche grazie alle opportunità di ricerca disponibili. A Bolzano, Filippo Migliorini sta istituendo un'Unità di Sperimentazione Clinica con l'obiettivo di ottimizzare il trattamento chirurgico e conservativo dei/delle pazienti nonché l'implementazione di linee guida e procedure sperimentali moderne ed evidence-based.

Lo stesso si può dire di Pier Francesco Indelli, che lavora e fa ricerca presso il reparto di Ortopedia e Traumatologia dell'Ospedale di Bressanone diretto dal Primario Christian Schaller. Indelli ha studiato Medicina presso l'Università di Firenze, dove ha anche completato la sua formazione specialistica. Ha studiato e lavorato presso la Duke University, la Harvard T.H. Chan School of Public Health, la University of New Mexico, la University of Arizona e la Stanford University School of Medicine, tutte negli Stati Uniti. Attualmente, Indelli è professore clinico straordinario presso la Stanford University. Nel suo ruolo di professore, a Bressanone Indelli supervisiona quattro giovani dottorandi di ricerca presso la “Paracelsus Medizinische Universität (PMU)” e due specialisti in formazione dell'Università dell'Aquila. È anche il Coordinatore del nuovo Laboratorio di Diagnostica Molecolare per le Infezioni Articolari e Muscoloscheletriche. Inoltre, il Professor Indelli coordina il progetto di robotica del ginocchio per il Comprensorio sanitario di Bressanone: i/le pazienti inseriti/e in tale progetto hanno a disposizione, oltre alla tecnologia robotica intra-operatoria, un Laboratorio di gait analysis dedicato alla fase preoperatoria e postoperatoria ed un percorso di tele-riabilitazione personalizzato che permette loro di essere in continuo contatto con il personale sanitario.

Florian Zerzer, Direttore generale: "Come Azienda sanitaria dell'Alto Adige, negli ultimi anni abbiamo avviato e promosso numerosi progetti scientifici e di ricerca. Da un lato perché la ricerca porta maggiori conoscenze migliorando così l’assistenza e, dall’altro, perché alla fine questo va anche a vantaggio dei nostri e delle nostre pazienti. Dall'altro, perché aumenta l'attrattività dell'Azienda sanitaria agli occhi di professioniste e professionisti altamente specializzati. Ora stiamo vedendo i primi frutti dei nostri sforzi."

(PAS/TDB)


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